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Frazzi: ''Preparare atleticamente gran parte dell'Academy, un ritorno alle origini stimolante''

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Al termine della prima giornata di campionato per la Serie D dell'U.S. Fiorenzuola e per tutto il settore giovanile della fascia agonistica, abbiamo voluto intervistare una delle menti ''nascoste'' per l'Academy rossonera.

Spesso chi bazzica nel Centro Sportivo in zona Piscina Comunale a Fiorenzuola d'Arda nel tardo pomeriggio vede ragazzi correre a destra e a manca, con un accento fidentino a scandire il ritmo.

E' venuto così spontaneo scambiare quattro chiacchiere con Fabio Frazzi, ''Fabio'' o ''Professore'' sono solo due dei modi con cui viene chiamato dalle squadre rossonere.

 

Ormai sei un veterano dell'Academy rossonera. Ci puoi riepilogare un pò il tuo trascorso nell'U.S. Fiorenzuola anche per i più giovani che ci stanno leggendo?


''Sono arrivato all’U.S. Fiorenzuola nella stagione 2004/2005,al seguito di un allenatore che è anche un grande amico, Paolo Pastori. Fummo chiamati da Lino Boiardi,allora responsabile del settore giovanile rossonero, il quale era appena rientrato a Fiorenzuola da una stagione al Fidenza, dove ci aveva conosciuto.

Ci chiamò per sviluppare un progetto di ricostruzione e rilancio del settore giovanile,dovevamo occuparci degli Esordienti nati nel 1992 con un progetto triennale (che poi diventò quadriennale,inframmezzato solo da una stagione con i Giovanissimi 1993).

In seguito,visto che ero l’unico ad occuparsi di preparazione atletica, iniziai a collaborare un po’ con tutti gli allenatori del settore giovanile, così rimasi al Fiorenzuola per 8 anni. Insomma, l’U.S. Fiorenzuola era diventata una seconda casa.

Finito quel ciclo,decisi di cambiare per fare altre esperienze ed ampliare le mie conoscenze, così nei successivi 4 anni mi dedicai ad alcune prime squadre, dalla Terza Categoria fino all’Eccellenza.

3 anni fa fui richiamato all’U.S. Fiorenzuola sempre da Boiardi e da Luigi Galli, uno dei fondatori dell’Academy nata nel frattempo. Per un anno rimasi fermo a casa di problemi familiari, risolti i quali sono rientrato con entusiasmo a Fiorenzuola per collaborare con mister Tretter nella gestione della squadra Juniores Nazionale.

Da quest’anno,ho accettato la proposta del nuovo D.S. Di Battista di occuparmi delle 5 squadre della parte agonistica dell'Academy.''

Dalla sola Juniores a tutto il settore giovanile agonistico, le responsabilità sono sempre maggiori. Qual è stato il tuo impatto con le categorie Giovanissimi ed Allievi?


''È stato buono,è stato un poco un “ritorno alle origini”,seppure il calcio negli anni sia cambiato e si sia evoluto e così è stato per i ragazzi.

Questi ultimi, ahimè, hanno comunque subìto una profonda involuzione della gamma motoria, diventata insufficiente. Oltre che le responsabilità sono aumentate per un preparatore atletico anche le difficoltà.

Ciò che per la mia e altre generazioni passate era di routine, a livello gesti motori, è divenuto “straordinario” per le nuove generazioni, sempre meno inclini a giochi in movimento (arrampicare sugli alberi ad esempio).

Quindi siamo a contatto con ragazzi sempre meno agili e sciolti,più legati nei movimenti e meno coordinati, rispetto ad esempio a quelli di soli 10 anni fa.''

Parliamo un secondo della Juniores Nazionale, che sabato ha iniziato molto bene il suo campionato a Mezzolara. Come vedi la rosa anche rispetto alla tua esperienza degli scorsi anni?

''Vedo una rosa ben assortita, senza doppioni nei ruoli e ben distribuita tra fisicità e capacità tecniche.

Una cosa importantissima è che i ragazzi sono estremamente amici tra di loro; la concorrenza per guadagnare un posto da titolare è corretta, si incoraggiano a vicenda nei momenti dove l’allenamento è duro e hanno un ottimo rapporto con mister Binchi, con il suo secondo Fantini e con me. 

Questi ragazzi accettano il suggerimento così come un “rimbrotto”, e sono parte attiva nella seduta di allenamento. Fanno domande e si interessano molto quando parliamo di “gestione dei carichi”; questo è fondamentale per la loro crescita in veste di atleti.''

Concludiamo andando più nello specifico: quali credi che possano essere le chiavi di volta per una buona preparazione atletica nel settore giovanile?


''Innanzitutto direi che sono fondamentali gli obiettivi posti dalla società, annata per annata.

Devono essere pochi ma chiari, e devono permettere agli staff tecnici, e a me,di rispettare le fasi sensibili di crescita dei ragazzi senza voler cercare di accelerare la loro crescita sovraccaricandoli. Bisogna fare in modo di rispettare uno sviluppo fisico e sportivo a livello mentale che sia armonioso in base alle diverse età.


È fondamentale la sinergia con gli allenatori,per equilibrare i carichi di lavoro e tenere monitorati eventuali segnali fisici dei ragazzi,per ridurre o anche evitare gli infortuni muscolari.
Infine, è fondamentale insegnare ai ragazzi a riconoscere le sensazioni che il loro fisico gli invia,ad avere una percezione del proprio corpo che sia la più precisa possibile, per far sì che imparino ad essere il “primo medico” di se stessi.''